La mia idea per questo libro dedicato al vino l’ho avuta chiara in mente fin dall’inizio, quando stavo lavorando al precedente libro sull’olio.
Non ho voluto realizzare un libro didattico e scientifico perché in libreria ce ne sono centinaia, questo è un libro fotografico nel quale ho voluto raccontare, con le mie immagini, l’emozione e il fascino che mi ha trasmesso questo mondo del vino, coi suoi paesaggi, le persone, i profumi.
Questo libro l’ho ideato e realizzato in bianco e nero perché lo considero un modo d’espressione più intimo che lascia maggior spazio all’immaginazione. Con il bianco e nero posso arrivare all’essenziale, consente maggiore chiarezza; ha la capacità di esprimere l’essenza di un luogo attraverso il gioco di luci in un paesaggio, o fermare un attimo fuori dal tempo sullo sfondo di un’azione.
Il bianco e nero aiuta a estrarre il messaggio; aiuta a vedere oltre la copertura del colore l’essenza di una cosa, una cosa, una persona, o un luogo. Per me il bianco e nero è un’astrazione, è un modo di concentrarmi, di non distogliere la mia attenzione da quello che è il vero soggetto del mio interesse.
I vari colori come il giallo, il rosso, il verde, il marrone e tutti gli altri, nella fotografia in bianco e nero diventano una sfumatura di grigi diversi che mi consentono di trasferire quello che mi interessa.
Sono assolutamente certo che nel momento in cui tu guardi quella foto, in un certo senso tu vedrai dei colori, glieli attribuirai tu.
L’immagine ti colpisce sempre con la sua forza. Viviamo più che mai in un mondo di immagini ed è quindi molto importante che queste ci aiutino a comunicare. Non penso che le foto debbano essere sempre descritte. Quello che voglio dire quando realizzo una fotografia non ha in realtà nessuna importanza. E’ sempre chi guarda, con la sua cultura e la sua sensibilità a dare un significato all’immagine”.
Il bianco e nero è fuori dal tempo, questo mi fa sentire a mio agio, offre più spazio all’interpretazione, alle sensazioni. Il colore fa troppo cartolina o catalogo pubblicitario.
Quando ho una macchina fotografica in mano non lo so neanch’io cosa cerco in una foto, non ho mai un’idea precostituita, tutto dipende da quello che la situazione del momento mi comunica. Da sempre mi ispiro a tutto ciò che mi circonda, che mi emoziona. Ogni volta il risultato è un miracolo.
Volevo che questo libro fosse diverso da tutti gli altri, dedicati al vino, che lo hanno preceduto, è una raccolta di emozioni ed esperienze che ho vissuto tra i vigneti e le cantine abruzzesi, volutamente ho impaginato le fotografie in maniera non logica ma in un ordine casuale e di conseguenza non ho seguito le varie fasi della lavorazione del vino in ordine cronologico.
Alcuni photo editor e direttori di riviste mi hanno fatto notare che ho un personalissimo stile fotografico e che alcune volte è fatto di immagini sfocate o mosse, le apprezzavano molto e chiedevano la motivazione che mi spingeva a farle. Ho sempre risposto che il motivo è la mia continua ricerca di suscitare emozioni, affascinare, avvincere con le immagini. Mi auguro che le mie fotografie “imperfette”, siano ricche di questa forza comunicativa. Quando realizzo fotografie volutamente sfocate o mosse, ho la sensazione che il soggetto appaia più puro e che il messaggio venga rafforzato. D’altronde il mondo è in continuo movimento, perciò per quale ragione dovremmo avere solo fotografie perfettamente nitide?
Il vino è un’entità vera e propria che da millenni ci accompagna consciamente e inconsciamente in quasi tutti i momenti della giornata. E’ un amico, un confidente, un saggio silenzioso che permette riflessioni. A volte è anche un cattivo consigliere in grado di mostrare il peggio di noi, come in altre il meglio.
Il vino riesce a donarci forza e debolezza, saprà sempre stupirci. Ciascuno di noi ha i propri ricordi con un determinato vino, per un momento particolare vissuto, un incontro speciale e a questi ricordi facciamo un gesto rievocativo: stappare una bottiglia, proprio quella bottiglia.